L'ho detto a Cece e ribadisco il concetto: il fatto che qualcuno decida di condividere un progetto in progress non dà affatto certezza che il progetto vada a buon fine con le idee adottate inizialmente, anzi aggiungo che non c'è alcuna certezza che il progetto vada proprio a buon fine, e che non se ne faccia nulla. Si è partiti da qualcosa (il progetto originale) di già fatto e collaudato e quindi ovvio che la "tentazione" di realizzare il lavoro, visto che servivano solo 6 R di precisione, è stata grande per tutti; ma tutto ciò che ne è seguito dopo è stata sperimentazione pura. Così come non si sono letti commenti di compiacimento e ringraziamento nella fase iniziale, sarebbe stato preferibile non leggere nemmeno commenti di critica feroce, uscendo improvvisamente allo scoperto. Personalmente sono fiducioso che il progetto andrà a buon fine, ma credo che l'errore di fondo sia in un problema di coordinamento; penso che, vista la totale disponibilità e competenza di PaoloP, Alberto dovrebbe in qualche modo metterlo in condizioni di veder funzionare il suo prototipo personale, altrimenti così non si arriverà da nessuna parte, solo avendo due progetti semi-funzionanti e due persone che vi lavorano, anche separatamente, si può pensare che si trovino soluzioni condivise e condivisibili. Oppure Alberto deve rinunciare all'apporto di Paolo e procedere per conto proprio, l'aiuto software di qualcuno che non dispone dell'hardware rischia di diventare più dannoso che benefico. Vi assicuro che parlo per diretta esperienza, maturata non tanto (ma comunque, anche) in questo specifico campo, ma in generale, avendo più volte avuto il ruolo di Responsabile di Progetto. Leo, col quale abbiamo condiviso alcuni piccoli lavori ed uno di notevoli dimensioni (il Micrologio, pubblicato su Elettronica In), può confermare come una collaborazione a distanza debba seguire dei canoni ben precisi, tra i quali vi è certamente una comunicazione continua, incessante.